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Il cancelliere di Downtown – Ep 1

Le 01.30. “Troppo presto” mi dico. Ho voglia di un’altra birra. Ma dove sono? Questo lato della città non lo ricordo. Vedo un tizio con una maglietta dei Nirvana.

«Scusa, ma dove siamo?»

«Sulla luna». Stronzo. Che ci sarà poi di strano a chiedere ‘dove siamo’? Lo stronzo è ormai ad una decina di metri da me. Voglio andargli dietro. Chissà dove va. Lo vedo infilarsi in un locale che non ho mai visto. Ma dove cazzo sono? Entro anch’io.  Un Irish pub. Appena entrato, Roadhouse Blues dei Doors sparata a palla, arriva a stordirmi la mente. “Cos’è, il festival delle banalità?” penso.  “Un tizio con una maglia dei Nirvana che entra in un locale per alternativi del cazzo, con in sottofondo i Doors?”. Io qui non ci sono mai stato. Il che è strano. Sono sicuro di essere stato in tutti i locali della città almeno una volta. Una certa ansia mi sale. Dove sono andato a finire? Mi avvicino al bancone. Faccio una gran fatica a mettermi su uno sgabello di legno. Ho paura di cadere. Ma quanto ho bevuto? Dall’altra parte del bancone c’è un sosia di Lemmy Kilmister.  Cazzo, è uguale! Mi guardo attorno: i tavolini sono pieni di gente. Alternativi. Prevedibile. Lemmy mi guarda. Non dice nulla.

«Una bionda media» gli dico. Lui prende un bicchiere. Mi versa una Dab alla spina. Me la mette davanti. Io butto giù dei bei sorsi pieni. Però, ora mi sovviene un dubbio. Cosa ho bevuto stasera? Non mi ricordo. Non ricordo un cazzo.

«Scusa, ma dove siamo?». Il tizio alza l’indice, come per dirmi d’aspettare un attimo. E se ne va. Sento la testa che mi gira. Mi sento tanto leggero. La bocca comincia a muoversi da sola, a bisbigliare parole senza senso. Mi giro verso quegli alternativi. «Al cancelliere di Downtown». Cosa? Che cosa ho urlato? ‘Al cancelliere di Downtown’. Ma che cazzo significa? Oddio, ma quanto ‘sto male? Tutti mi guardano. I loro sguardi su di me per qualche istante. Ma poi tornano a bisbigliare tra di loro. Ritorna Lemmy.

«Downtown?» mi fa.

«Cosa?» gli rispondo io.

«Italiano? Andare Downtown?». Italiano? Mi chiede se sono italiano? Azzo. Questo è pure straniero.

«Si. Io italiano»

«Io stato 2 anni in Italia»

«Ok». Non so cos’altro dirgli. «Di dove sei?»

«Cosa?»

«Da dove vieni?»

«Da qui»

«Da qui?»

«Da qui: Liverpool». Oddio, questo dev’essere più fatto di me.

«Da Liverpool?» gli ripeto ridendo.

«Yes»

«E noi siamo a Liverpool?»

«My God, quanto tu bere?». Rido. Ma poi, mi giro a guardare quegli alternativi seduti al tavolo. Mi sforzo d’ascoltare i loro discorsi. Oh cazzo: parlano inglese. Mi sto spaventando.

«Ok. Ora niente scherzi: non so davvero dove siamo. Me lo dici tu?»

«Io ho detto a te: siamo in Liverpool». Salto dallo sgabello. Vado da uno degli alternativi.

«Dove siamo?»

«Keep calm, man!». Non è possibile. Mi avvicino ad un altro.

«Dove siamo?». Non risponde. Guarda quelli al suo tavolo. Confabula qualcosa in inglese. Il panico ha preso possesso di me. Indietreggio. Mi giro. Guardo Lemmy un’ultima volta. Poi, corro fuori dal locale. Continuo a correre. Dopo una decina di metri, mi fermo. Ho l’affanno. Sono chino, con le mani poggiate sulle ginocchia. Sento il cuore battermi forte nel petto. Sembra quasi che debba venir fuori da un momento all’altro. Liverpool: ma è davvero così? Sono a Liverpool. Ma che cazzo mi prende? Ma quanto ho bevuto? Sicuramente è stata un’allucinazione. Il locale, Lemmy, gli inglesi…tutta un’allucinazione. Sento qualcuno alle mie spalle. Mi tiro su. Mi giro. E’ Lemmy.

«Do you need help?». Parla inglese. Gli metto le mani al collo.

«Smettila!» urlo. «Non siamo a Liverpool. Smettila, brutto figlio di puttana! Smettila». Oddio, gira tutto. Mi sento cadere. Le braccia si staccano da sole dal suo collo. Mi sento cadere. Io…non…Buio.

Fine capitolo I – Il cancelliere di Downtown.

Tony Musicco

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